Gianni Cipriano Photography | Archive

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PALERMO, ITALIA - 5 DICEMBRE 2017: Alfonso Giordano (89), giudice in pensione e Presidente della Corte d'Assise I di Palermo per il Maxiprocesso a Cosa Nostra, posa per un ritratto nel suo studio a Palermo il 5 dicembre 2017. Era il 16 dicembre 1987 quando il giudice, dopo quasi due anni di Maxiprocesso, lesse le 56 pagine del dispositivo della storica che per la prima volta condannava i vertici della mafia. Fu una condanna storica non solo dal punto di vista numerico - 346 condannati, 114 assolti, 19 ergastoli, 2665 anni di reclusione e svariate centinaia di miliardi di lire di multa - ma sopratutto dal punto di vista giuridico: per la prima volta venivano condannati i vertici della mafia, veniva riconosciuta l'esistenza di una Cupola, i pentiti erano stati creduti. Una sentenza che resisterà fino in Cassazione.

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©2017 Gianni Cipriano
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5760x3840 / 12.3MB
www.giannicipriano.com
Keywords
alfonso, assise, aula, bunker, corte, cosa, d'assise, ergastoli, ergastolo, giordano, giudice, giustizia, italia, italy, mafia, magistrato, magistratura, maxiprocesso, nostra, palermo, presidente, sentenza, sicilia, sicily, ucciardone
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20171205_AlfonsoGiordano
PALERMO, ITALIA - 5 DICEMBRE 2017: Alfonso Giordano (89), giudice in pensione e Presidente della Corte d'Assise I di Palermo per il Maxiprocesso a Cosa Nostra, posa per un ritratto nel suo studio a Palermo il 5 dicembre 2017. Era il 16 dicembre 1987 quando il giudice, dopo quasi due anni di Maxiprocesso, lesse le 56 pagine del dispositivo della storica che per la prima volta condannava i vertici della mafia. Fu una condanna storica non solo dal punto di vista numerico - 346 condannati, 114 assolti, 19 ergastoli, 2665 anni di reclusione e svariate centinaia di miliardi di lire di multa - ma sopratutto dal punto di vista giuridico: per la prima volta venivano condannati i vertici della mafia, veniva riconosciuta l'esistenza di una Cupola, i pentiti erano stati creduti. Una sentenza che resisterà fino in Cassazione.